La Famiglia PEM in Rwanda

1L'Opera Madonnina del Grappa infatti in questi ultimi anni si è dilatata al continente africano, inserendosi così nella dinamica missionaria, che fu già del suo Fondatore, Padre Enrico Mauri.

La Famiglia Spirituale di Padre Mauri in Rwanda cresce sempre più e la sua crescita ci riempie di stupore perché sappiamo quanto la nostra presenza e i mezzi di cui disponiamo sono poveri e inadeguati ai bisogni. Ma questo è il segno chiaro che la missione la conduce Dio, servendosi della nostra povera presenza.

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Il carisma dell’amore nuziale tocca particolarmente il cuore della gente rwandese perché rivela la parte più bella, più profonda e forse anche più sofferta della loro vita, la porta alla luce e fa sperimentare loro che la persona con la sua cultura, con i suoi colori, con la sua musica, con le sue tragedie, con la sua povertà è il luogo dell’incontro personale ed esclusivo con Dio.

Casa di accoglienza e formazione “Domus pacis” a Kicukiro-Kigali (Rwanda-Africa Centrale)

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A partire dal 2000 siamo stati chiamati a condividere l'esperienza missionaria in Rwanda, prima con le vedove ed i poveri, poi nell'attenzione e nella promozione della famiglia e dei giovani, inserendoci al Centro di accoglienza e di formazione "Domus Pacis" di Kikukiro (Kigali), promosso da don Tito Oggioni, sacerdote fidei donum della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca (Lecce). Egli stesso ci scrisse nel 2000: "Penso che la proposta di Padre Mauri può fare del bene in tutto il mondo e non solo in Italia, anche se dovrà adattarsi alla cultura dei singoli paesi. Le profonde e ispirate intuizioni di Padre Mauri, il pater viduarum, portatele più lontano; uscite dall'Italia, raggiungete i confini del mondo, col solo messaggio evangelico di Padre Mauri da proporre e far vivere alle vedove africane con lo stile africano…”.

 

5Possiamo perciò condividere, con il nostro carisma e le nostre attenzioni specifiche, uno scambio tra Chiese sorelle, del quale ora facciamo parte a pieno titolo, anche dopo la prematura scomparsa di don Tito. Il Centro di Kigali ha tra i suoi scopi attività formative e spirituali come servizio alla Chiesa rwandese e, particolarmente, all'Arcidiocesi di Kigali. In questo modo è possibile uno scambio tra diverse realtà ecclesiali che rimandano, come diverse tessere, all'unico volto della Chiesa Sposa di Cristo.

 

 

 

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L'impegno concreto dell'Opera è quello di annunciare nel contesto rwandese ad ogni persona, in ogni dimensione possibile, l'amore di Cristo Sposo per la Chiesa sua Sposa. Questo carisma è riconosciuto con immediatezza e forza dalla comunità ecclesiale locale e l'insistente invito che ci giunge è quello di crescere insieme come Chiesa per essere irradiazione di Cristo e del suo amore.

 

Oggi abbiamo la gioia di vedere la partecipazione alle nostre attività in Rwanda dell’Arcivescovo di Kigali, Monsignor Thaddée e del Vescovo di Cyangugu, Monsignor Damascène Bimenyimana. Il Nunzio Apostolico in Rwanda  Mons. Ivo Scapolo ha inviato “a tutta la Famiglia di P. Mauri” i suoi “cordiali saluti nel Signore, augurando che il cammino possa essere motivo di gioia spirituale per tutti e sorgente di grazie abbondanti per la Chiesa e per la società rwandese”.

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Casa di accoglienza e formazione a Cyangugu

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Dal 1 agosto 2015 nella diocesi di Cyangugu, ai confini con il Congo, 13 vedove del Movimento Speranza e Vita, hanno stretto il patto di Alleanza Nuziale con il Signore nelle mani del loro Vescovo. Da questo primo gruppo è nato il progetto di una Comunità che animi il Centro di accoglienza e di formazione. Il Vescovo e la diocesi tutta lo chiedono con insistenza.

 

 

 

 

Casa di accoglienza e formazione a Karenge

9A Karenge fervono i lavori per la costruzione del Centro di accoglienza e formazione destinato anche alla creazione di due laboratori, quello per insegnare a cucire e quello per fare il pane.

Con l’ultimo contributo che ci è arrivato, abbiamo acquistato un terreno su cui sono state costruite delle casette per alcune vedove, ciascuna di loro può ora abitarvi con i propri piccoli e per la loro sopravvivenza sono state donate delle caprette per la produzione del latte.